Praticamente ho passato giovedì 1 Marzo 2012 a leggere continuamente i giornali online, tra l’incredulità e la speranza di aver capito male, sommerso da ricordi bellissimi e grande tristezza.
Lucio per me non è stato solo una collaborazione professionale come tante, è stato un punto di riferimento, un punto d'arrivo ed una partenza. Credo che in questo caso le parole fortuna e onore siano perfette per definire l’opportunità di aver potuto lavorare con lui.
Ho iniziato a collaborare con Dalla nel 1996 per la promozione mondiale di Canzone. Il link è stato Ricky Portera con il quale suonavo da anni. A fine 1999 sono entrato nella band, per vari anni in pianta stabile e poi a fasi alterne. Con lui ho registrato 2 dischi, fatto la trasmissione “La Bella & La Bestia” con Sabrina Ferilli, vari tour e viaggi in tutto il mondo. Praticamente tutta la mia carriera è iniziata con lui, ho passato anni bellissimi. Quando ho registrato i dischi sono stato a casa sua alle Tremiti anche un mese di fila, abbiamo parlato tanto e ho ricordi sparsi veramente belli. Artisticamente forse la cosa che ho imparato da lui è stato il gusto della contaminazione estrema e la non ostentazione intellettuale in arte. Lucio era un uomo di grande cultura, leggeva tantissimo, conosceva il cinema e l’arte ma odiava che in musica si ostentasse la conoscenza o si facessero esercizi di stile. Il suo credo era la contaminazione ed il gioco con tutti i linguaggi. Se un brano prendeva una connotazione funky la voce successiva non erano i fiati, scelta filologicamente ovvia, ma una frase d’archi che sembrava uscita dalla colonna sonora di un film di Fellini o un tema di mandolini nella miglior tradizione napoletana. Ad un certo punto ho smesso una collaborazione stabile solo perché suonavo sempre di più con PFM e per seguire altre strade, ma abbiamo continuato a sentirci. Sicuramente aveva un forte personalità e qualcuno negli anni può aver avuto scontri con lui, ma se devo giudicare la mia esperienza personale, è stata ottima. Se lavoravi con lui ti faceva sentire della famiglia, ti ospitava a casa sua, in tour organizzava gita a vedere musei, chiese ecc.
Durante un suo tour sono finito all’ospedale per una mese per una questione alla fine stupida ma prima di capirlo varie ipotesi anche pesanti, erano aperte. Si teneva in contatto costante con i medici, aveva scoperto di conoscere il primario del reparto e mi telefonava tutte le settimane. Quando morì mio padre, cinque minuti dopo aver comunicato la notizia ad uno del suo staff mi chiamò per sapere come stavo e per condividere con me la sua convinzione che la morte fosse solo la fine del primo tempo.
Era molto spontaneo, nel 2009, non stavo più suonando con lui da anni, ero a Sanremo con Dolcenera. Passeggiando per Sanremo lo vedo che sta facendo un intervista in un ristorante, mi vede, si alza, mi viene incontro mi abbraccia e mi dice “Robby, ti ho visto ieri sera, bravo, un groove bestiale.” Non ero lì a suonare con lui, in quel momento non ero roba sua come molti cantanti considerano i musicisti, eravamo due persone e senza problemi di “classi” è saltato in piedi per dirmi che gli era piaciuto come avevo suonato la sera prima. Dalla non se l’è mai “tirata”, poteva pranzare con un premio Oscar e un’ ora dopo essere a parlare con un pescatore semianalfabeta ma del quale rispettava la sapiente esperienza di vita. Amava la gente e la gente lo amava perché percepiva questa sincerità e infatti al suo funerale c’erano 50.000 persone a salutarlo.
Aveva un talento enorme. Vocalmente e ritmicamente era sempre una spanna sopra a tutti ed aveva un istinto allo spettacolo ed alla musica eccezionale. Fare un disco o le prove con lui era sempre una master class di creatività.
Se De Andrè è considerato il poeta della canzone italiana forse Dalla è il surrealista.
Parafrasando un celebre passo di Nuvolari: “Tre piu' tre per lui faceva sempre sette”
I ricordi più belli e personali sono legati a chiacchierate fatte riguardanti gli argomenti più disparati. Una volta gli chiesi: “ma tu preferiresti andartene in un giorno di sole o di pioggia?”
Lui mi rispose “ un giorno di sole, per ricordarmi che sto andando via da un posto bello per andare in un posto ancora più bello.”
Giovedì 1 Marzo 2012, a Montreux c’era un sole bellissimo.
Bellissimo
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